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La Crescia di Pasqua o Pizza di Pasqua è un pane tradizionale delle Marche, preparato soprattutto nelle zone dell’entroterra della regione.

Questo pane dal sapore intenso e dalla consistenza morbida è un’importante protagonista del pranzo di Pasqua e rappresenta una vera e propria specialità marchigiana. In questo articolo di Ristorante Cavaliere parliamo della Crescia di Pasqua, dalla preparazione alla tradizione.

Origine della Crescia di Pasqua

Le origini della crescia di Pasqua risalgono al periodo medievale, quando il “pane” veniva preparato durante le festività religiose. Successivamente, la ricetta si è diffusa in tutte le Marche, sviluppando varianti diverse in base alla zona della Regione.

Ad esempio, nella zona di Ancona si prepara la Crescia con formaggio pecorino. Nella zona di Macerata, invece, si utilizza il formaggio di fossa. Nelle zone di Fermo e Ascoli Piceno il formaggio utilizzato per preparare la Pizza di Pasqua è la caciotta, che conferisce alla Crescia un sapore dolce e delicato.

La tradizione

La crescia di Pasqua è un piatto che fa parte della tradizione culinaria delle Marche e che ha il potere di riunire le famiglie intorno alla tavola della domenica di Pasqua. La tradizione, infatti, vuole il piatto serviito proprio durante il pranzo di Pasqua insieme ad altri piatti tipici della regione. Agnello al forno, le olive all’ascolana e le uova sode.

Ma la crescia di Pasqua non è solo un piatto tradizionale. Nel corso degli anni, molti cuochi e ristoratori hanno reinterpretato la ricetta originale, proponendo varianti più moderne e creative.
Ad esempio, si possono trovare varianti della Crescia farcite con verdure grigliate, prosciutto cotto o formaggi stagionati.

Ingredienti e preparazione

Gli ingredienti della Crescia di Pasqua sono:  

  • 500 g di farina 00
  • 150 ml di latte intero
  • 150 ml di acqua
  • 50 g di strutto
  • 50 g di parmigiano grattugiato
  • 1 uovo intero
  • 1 tuorlo d’uovo
  • 10 g di lievito di birra
  • 1 cucchiaino di sale
  • 1 cucchiaino di zucchero

In una ciotola grande, mescolare la farina, il parmigiano grattugiato, il sale e lo zucchero. Fare un buco al centro della miscela e mettere il lievito.

In una padella, sciogliere lo strutto a fuoco medio. Una volta sciolto, aggiungere il latte e l’acqua. Scaldare fino a quando il composto risulterà tiepido. Versare il composto di latte e strutto nel buco fatto nella farina. Aggiungere l’uovo intero e il tuorlo e iniziare ad impastare.

Continuare ad impastare fino a che l’impasto non risulterà omogeneo e liscio.

Formare una palla con l’impasto, per poi riporlo in una ciotola pulita. Coprire il composto con un canovaccio per lasciarlo lievitare in un luogo caldo e asciutto per circa due ore.

Passato il tempo di lievitazione, riprendere l’impasto e lavorarlo brevemente con le mani. Formare una palla e appiattirla in modo da ottenere una forma ovale.

Mettere la Crescia su una teglia da forno e lasciarla lievitare per un’altra ora.

Quando manca poco, riscaldare il forno a 180°C. Spennellare la Crescia con un po’ di latte e infornare per circa 35-40 minuti, finché la superficie non risulterà dorata.

Togliere dal forno e far raffreddare prima di servire.

Come mangiare la Crescia di Pasqua?

La Crescia di Pasqua è un pane molto versatile che può essere mangiato in molti modi. Solitamente viene servita a fette a colazione o come antipasto, accompagnata da salumi e formaggi. Può anche essere utilizzata come contorno per piatti di carne o verdure.

Per gustare al meglio la Crescia di Pasqua, è importante seguire alcuni semplici consigli. Ad esempio, è consigliabile servirla calda, appena sfornata, in modo da apprezzare al meglio la sua consistenza morbida e il sapore intenso del formaggio. Inoltre, si consiglia di abbinarla con salumi e formaggi tipici delle Marche, come il ciauscolo, la salsiccia e il pecorino.

Nonostante le diverse varianti, la crescia di Pasqua rimane un piatto di grande valore culturale e culinario per le Marche. Ogni anno, durante le festività pasquali, molte famiglie marchigiane continuano a prepararla seguendo la ricetta tradizionale, tramandandola di generazione in generazione.

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